Sequestrata dai carabinieri un’area nella zona Santa Maria adoperata come discarica abusiva




CARIATI – Pasquale Loiacono - A seguito di una precisa e puntuale indagine, i carabinieri della locale stazione, in collaborazione con il Comando carabinieri per la tutela dell’ambiente, Nucleo operativo ecologico di Catanzaro, hanno sottoposto a sequestro, su ordine della’autorità giudiziaria, una vasta area adibita a discarica, a sud del centro abitato, in località Santa Maria, contrada Villari.
Il sito sorge a qualche metro dal fiume Nicà, il corso d’acqua che segna il confine tra le province di Cosenza e Crotone, ed ospita l’ex macello pubblico, mai entrato in funzione: era stato “trasformato” in deposito di stoccaggio per i rifiuti ingombranti, la carta ed il cartone, ed utilizzato dalla Sibaritide S.p.a., la società che si occupa della raccolta e dello smaltimento della spazzatura in gran parte della costa jonica.
I militi della Benemerita, coordinati dal comandante la compagnia dei carabinieri di Rossano, Vittorio Bartemucci, non si sono limitati a delimitare gli spazi sequestrati, ma stanno, da giorni, consolidando le attività investigative ad ampio raggio, senza tralasciare alcun particolare, tanto che, nelle prossime ore, non si possono escludere ulteriori, e forse clamorosi, sviluppi.
Le indagini sembrano avere imboccato la giusta direzione e, probabilmente, non sono da scartare ipotesi di fermi a carico di persone coinvolte nell’inchiesta.
In contrada Villari, quella discarica, più o meno abusiva, più o meno legale, c’è da anni.
I pochi residenti di quella zona lamentano da sempre le scarse condizioni igieniche e la mancanza di decoro che, specie in estate, sgomenta i visitatori e gli ospiti di un contiguo agriturismo.
Il “Quotidiano” ha più volte documentato l’emergenza, anche in tempi non sospetti, ma, tranne una fugace attenzione determinata dall’emergenza, mai, e sono decenni, si è pensato di bonificare un territorio che pure conserva un habitat naturale pregevole, nonostante tutto, di assoluto rispetto, come la foce del fiume ove si ostinano a nidificare rare specie di volatili.
E comunque, da indiscrezioni, non sembra peregrina la congettura che nell’area sequestrata gli inquirenti, stretti in comprensibile riserbo, abbiano potuto rinvenire materiali tossici o, comunque, nocivi per la salute e l’ambiente.
Ne sapremo di più conclusione dell’estenuante lavoro degli uomini dell’arma.

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