Malasanità, Il primario dell'ospedale Cappa rigetta le accuse






CARIATI – La felice conclusione della vicenda del giovane Andrea Bevilacqua, cui è stato trapiantato il fegato donato dalla madre, ha lasciato alle spalle una vicenda quanto mai triste per la sanità calabrese ed in particolare per l’ospedale di Cariati. Ecco i fatti: nel novembre del 1999 è giunto presso l’ospedale di Cariati, al pronto soccorso, un giovane di Mirto Crosia, accompagnato da un certificato medico nel quale si affermava che il giovane presentava una sintomatologia addominale "simil appendicolare". Il giovane Andrea Bevilasqua 18 anni il prossimo settembre, nato a Cassano allo Ionio e residente a Mirto Crosia, subito dopo il ricovero al pronto soccorso, è stato trasferito dai medici di turno nel reparto di chirurgia per gli accertamenti del caso. I sanitari del reparto attivamente e tempestivamente hanno provveduto ad eseguire le indagini del caso giungendo in appena 48 ore alla diagnosi di certezza: si trattava di una cirrosi epatica con varici esofagee ed ipertensione portale. Per questa diagnosi, i medici del reparto, in testa il primario chirurgo prof. Enrico Cappa, hanno ritenuto trasferirlo presso un reparto idoneo e più attrezzato. Si sono rivolti cosi all’ospedale Annunziata di Cosenza dove il ragazzo è stato trasferito appena si è reso disponibile un posto. Il prof. Enrico Cappa, che ha seguito direttamente il ragazzo durante i pochi giorni di degenza nell’ospedale di Cariati, prima di essere trasferito all’Annunziata di Cosenza nel reparto di gastroenterologia. Dopo averci fatto visionare la cartella clinica il prof. Cappa ci ha dichiarato: "Quanto affermato dalla zia di Andrea Bevilacqua, al cronista de "La Stampa" di Torino, è totalmente falso e privo di ogni fondamento. Come sempre - aggiunge il dr. Cappa – anche questa volta riteniamo di aver fatto per intero il nostro dovere con responsabilità e, consentitemi, con competenza. Non consentiamo a nessuno di diffamare il nostro lavoro e l’onorabilità del nostro ospedale. Per smentire quanto affermato posso dire che nel momento del ricovero anche se il ragazzo manifestava una sintomatologia addominale di tipo appendicolare, così come si leggeva nel certificato medico che lo accompagnava, i sanitari del reparto cui era ricoverato si sono guardati bene prima di procedere ad un intervento chirurgico di appendicectomia. Abbiamo proceduto immediatamente a tutte le ricerche del caso e solo quando avevamo la certezza della diagnosi ci siamo attivati per il trasferimento in un reparto più consone alla malattia, per cui il trasferimento presso l’ospedale di Cosenza – prosegue il primario dell’ospedale di Cariati - non è stato voluto dai familiari come falsamente si afferma, anche perché in materia di medicina il familiare non può e non ha alcuna competenza, ma il trasferimento è avvenuto perché noi lo avevamo disposto, come risulta dalla cartella clinica e da una consulenza medica richiesta dai chirurghi stessi dell’ospedale di Cariati. Tengo a precisare che non vuole essere una sciocca polemica ma salvaguardare il buon nome dei medici e dell’ospedale di Cariati. Comunque – conclude il dr. Enrico Cappa – dopo aver consultato il Direttore Generale dell’ASL n° 3 di Rossano prof. Bruno Amantea, ci rivolgeremo ad un legale per valutare se esistono i termini per adire in vie legali".





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