E’ PARTITA LA KERMESSE NEL COLLEGIO PROVINCIALE DI CARIATI I CANDIDATI, LOTTANO FINO ALL’ULTIMO VOTO PER ESSERE ELETTI CONSIGLIERI




CARIATI – Pasquale Loiacono - Elezioni provinciali: più si avvicina l’ora delle urne e più cresce la tentazione di disertarle.
A ispirare tale proposito non sono gli adescamenti della primavera inoltrata, ma proprio la ponderata voglia d’infliggere una lezione definitiva a certa classe politica voltandole le spalle.
Prendiamo il collegio 7 di Cariati: su 38 candidati 9 sono del capoluogo e 11 dei comuni ad esso afferenti; 8 sostengono l’aspirante presidente Gentile; altrettanti l’uscente Oliverio; 3 perorano la causa dell’Udc e 1 sostiene il Mpa di Orlandino Greco; mentre l’età media dei papabili è di 52 anni.
Il tema centrale della campagna elettorale, condiviso da destra a sinistra, passando per il centro, è quello della viabilità: l’intero collegio è prigioniero in casa perché quaggiù una strada che sia degna di questo nome è un miraggio.
La provinciale 260, ancora nota come SS 108 Ter “Silana di Cariati”, 78 chilometri da Cariati a San Giovanni in Fiore, è un colabrodo, una trappola mortale, tanto da essere stata inserita tra le 5 strade statali a più alto indice di gravità e rischio di morte
Tutti d’accordo, ma come la mettiamo con gli urlatori che ancora si ostinano a giurare che la giunta provinciale in scadenza, come lo yogurt, su questo problema ha speso le migliori energie?. Come la mettiamo con la “260” chiusa al traffico da tre anni? Come la mettiamo con gli abitanti di Scala Coeli che, a meno di possedere un fuoristrada, non possono spostarsi dal loro paese se non percorrendo un giro infernale di otre 40 chilometri che risale fino in montagna, attraversa Mandatoriccio e poi ridiscende sulla costa?
Le risposte non ci sono, ma abbandono i “mea culpa” a sinistra, le promesse a destra e da tutti la certezza di ottenere, quando si dice l’ottimismo, una buona affermazione.
Difatti, il toto candidato, per chi s’intende di scommesse, è proibitivo: ciascuno, in un sano eccesso di entusiasmo, ritiene di poter scavalcare l’altro.
Così si è certi di conseguire consensi i quali, sommati, travalicano anche i sogni più fantasiosi, perché nessuno vi dirà di raccogliere meno di 8/900 voti, con punte che superano abbondantemente i 1000 : significa, limitatamente a Cariati, che almeno 8 mila cittadini si dovrebbero recare alle urne, mentre, invece, gli aventi diritto al voto sono 9.383 da cui, ci dicono dall’ufficio elettorale, statisticamente bisogna sottrarre un bUon 40%. Significa che voteranno appena 6 mila cittadini, ad andare bene.
Siamo, perciò, dinanzi a numeri impossibili che rimangono relegati nel mondo delle visioni oniriche.
Per rimanere coi piedi ben saldi in terra, è più probabile che, vista la frammentazione determinata dall’eccessivo numero di candidati della medesima cittadina, nessuno dei candidati, purtroppo, riuscirà nell’impresa di occupare uno scranno nella cosentina Piazza XV Settembre, sede della provincia.
Ma è vero pure che il probabile, massiccio astensionismo possa determinare un significativo abbassamento del quorum e lasciare aperto un labile spiraglio agli outsider, tutti collocati a sinistra, una zattera di naufraghi, un enorme contenitore di voti alla deriva, utili, ovviamente, solo al presidente Oliverio.
L’optimum sarebbe un risultato che, senza assumere le dimensioni di un crollo, rappresentasse tuttavia un castigo per questa sinistra e la costringesse a quel lavoro che i suoi elementi più “puliti” invocano da un pezzo, senza avere avuto la forza d’imporlo.
Una cura dimagrante sarebbe la sua salvezza. Ed un po’ anche la nostra.


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