Il mercato del voto
Naufragate le intenzioni del “terzo incomodo”, che avrebbe dovuto fronteggiare la maggioranza uscente e l’unione civica “Cariati nel cuore”, l’altra sera, a Palazzo Venneri, sede della municipalità cariatese che, alla bisogna, diventa una sorta di bungalow privato, i rappresentanti dell’esecutivo in scadenza hanno ricevuto il “gruppone” colato a picco nei marosi delle incomprensioni reciproche, come dire, gli acerrimi nemici di 5 anni di battaglie cruente, spesso ai limiti della calunnia.
Consentiteci una citazione di Shakespeare: "Il passato è un prologo".
E così, acceso il calumet della pace, gli avversari di ieri si accingono, in un fraterno abbraccio, a varcare il periglioso Rubicone, senza, peraltro, trarre il dado, giacché fra i tanti idealisti in cerca di poltrone, a Cariati c’è una sola cosa non torna: i conti.
Va bene che siamo in tempo di quaresima, ma lo spettacolo di una tale incredibile “redenzione” ai cariatesi, francamente, si poteva evitare, dall’una e dall’altra parte.
Ma forse è il tango della vita. O è la tarantella.
Il ballo durerà, presumibilmente, cinque anni: di sicuro fino a quando anche per gli assessori scatterà il momento di sloggiare.
Che cosa impareremo dall’esercito che vuole rappresentare i nostri interessi? E dagli amici che cambiano di continuo casacca?
D’accordo, non dobbiamo essere calvinisti, anche perché siamo tutti peccatori, ma ci sono delle conversioni che hanno l' aria, più che del ravvedimento, di una domanda di assunzione.
C' era già uno che diceva: "Parigi val bene una messa", ma ciascuno è disponibile a tutte le liturgie, tridui e novene, tranne, e si può capire, alla Via Crucis.
Nella commedia adesso si grida al tradimento.
Consoliamoci: i precedenti sono illustri ed, in realtà, il cartellone non annuncia ottimi interpreti.
Ci certo, personaggi piccoli saranno chiamati a risolvere problemi grandi. Ma dove vai, diceva Rascel, se il cavallo non ce l' hai?
È vero, come diceva Andrè Malraux, che non si fa politica con la morale: ma precisava che non la si fa nemmeno senza.
Perché la gente dovrebbe avere rispetto per i cosiddetti "rappresentanti del popolo" quando si racconta che, per ottenere il loro voto, non e' necessario comperarli, ma basta addirittura prenderli in affitto? Allora, qual è oggi il prezzo di una conversione al mercato del consenso?