La sana satira del ponte-online - "Dammi una lametta che mi taglio le vene"


Ogni riferimento a fatti, circostanze o persone è puramente casuale



Mentre la baraonda per la composizione delle liste s’ingarbuglia ora dopo ora, tanto che neppure noi riusciamo più a ritrovarne il bandolo, Cariati è sommersa di rifiuti d’ogni sorta.
Certamente la questione interessa tutti i comuni della Sibarite, e dunque cavalcare l’onda del naturale disgusto a fini elettorali, è operazione indecente, meschina e miserabile.
Detto diversamente: il sindaco uscente Filippo Giovanni Sero e la sua giunta non hanno alcuna responsabilità nella vicenda.
Noi ci permettiamo di suggerire una soluzione che se da un lato ci restituirebbe una città pulita, dall’altro risolverebbe finalmente le cruenti rivalità politiche interne alle diverse coalizioni per la designazione del candidato a sindaco.
Invece di giocarsela a briscola, a dadi, a pari o dispari, chi aspira alla poltrona di primo cittadino si arma di badile, raccoglie la spazzatura e la trasporta nella zona portuale dove un’opportuna bilancia ne stabilisce il peso.
A fine giornata quello che ha rastrellato più spazzatura sarà candidato.
Già, e dei rifiuti raccolti che ne facciamo?
Abbiamo pensato anche a questo. Ricordate le parole della canzone “Meraviglioso” di Modugno?
“Che doni ti hanno fatto. Ti hanno inventato il mare”. E sfruttiamolo questo mare.
Carichiamo tutto il pattume sulla nostra numerosa flotta peschereccia e lo scarichiamo in alto mare, in acque internazionali.
Cosa volete che siano migliaia di tonnellate di plastica?
Morirà qualche pesce, è vero, e noi ci daremo alla frutta e al baccalà.
E chi non ci sta si tagli pure le vene.
Nel frattempo beccatevi qualche strofa dell’ultima tarantella di Catàvur:
“La monnezza”:

La vita è dura, dura, dura
Se non hai la spazzatura
Che a noi non fa paura
Come la notte lunga e scura.

Non immagini che tristezza
Quando manca la monnezza
Ma poi basta una carezza
Ed il cuore non si spezza.

La spediamo in alto mare
Sulle barche e le lampare
Così creiamo dei confini
Invalicabili ai clandestini.
E se qualcuno passa, vabbè,
Ci pensa il solito Mosè.






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