Riceviamo e pubblichiamo - Sanità: "I templi della vergogna cancellano i diritti e la gente muore!" lo afferma il prof. Nicola Sero




Sono tanti in Calabria i templi dell'indecenza, della vergogna e dello sperpero che sono intoccabili, penso agli stipendi da migliaia di euro e alle pensioni d'oro degli “onorevoli” regionali che gareggiano, in quanto a cifre, con la sacra casta dei cosiddetti “assai-poco” onorevoli della Repubblica. Per non parlare dei tanti cortigiani che ottengono consulenze auree, per esaminare magari una istanza al mese o valutare un progettino scolastico. La giunta Regionale della “Gente di Calabria”, tormentata dai conti di bilancio, non trova di meglio che tagliare in maniera scriteriata un servizio costituzionalmente intoccabile qual è il diritto alla salute.

Al grido, «l'ospedale “Vittorio Cosentino” di Cariati non si tocca …», i cittadini tutti del nostro vasto e impervio territorio hanno fatto sentire, appena un anno addietro, forte la propria voce, ma i risultati sono sotto gli occhi di tutti e sono drammatici. Il nostro ospedale è moribondo!

L'eco di quel grido non può, pertanto, cadere nel vuoto. Credo che la gente voglia, soprattutto oggi che sta per chiudere, sentire dalle rappresentanze sindacali, dalle maestranze dell'ospedale, dai politici di “casa nostra” e da quanti in ogni competizione elettorale, a piene mani, fanno incetta di voti nell' hinterland Cariatese, che lottare per un bene “intoccabile” è un dovere prima ancora che un diritto.

Il politichese, le blandizie dei parolai, i “distinguo” dei sofisti di professione, così come l'impegno sincero di tanta gente onesta e perbene, che pure c'è stato, non hanno aiutato l'ospedale morente. Sicuramente, sto per esternare un'eresia, in quanto del signor Bossi non condivido alcunché, ma non è possibile che la voce grossa in Italia la sanno fare solo quelli della Lega. La politica meridionale, da troppo tempo, è in coma farmacologico, accetta la morfina del governo centrale in maniera subalterna. In Calabria, sostengono i politicanti cortigiani, la Sanità è una voragine di sprechi, bisogna “rientrare”. Probabilmente, sarà pure vero, …e quindi che facciamo? Ci guardiamo l'ombelico? Al Signor Presidente della Giunta Regionale calabrese, ai Signori consiglieri regionali paghiamo uno stipendio da favola perché governino con competenza ed equità nella legalità. Comincino a tagliare, dunque, gli sprechi in altra parte: i propri stipendi, i baget dei manager amici che scaldano le poltrone auree coccolati dalle amorevoli cure delle segretarie particolari, le prebende dei funzionari, le parcelle per gli appalti e via dicendo…

I Cariatesi e i cittadini dei comuni limitrofi vivono l'ospedale “Vittorio Cosentino” come una struttura sanitaria amica, vicina, punto di riferimento, che li ha fatti sentire, riparati, salvaguardati dai rischi dell'esistenza.

Con una pensione di trecento/quattrocento euro al mese si potranno mai affrontare spese enormi per andare altrove, in caso di necessità? I Signori della Regione questo problema non lo vivono! Nutrono nei loro petti solo rivincite! A sentire alcune voci pare siano, come gli dei di un tempo, molto insofferenti ai fischi e pronti a punire, senza sconti, i comuni mortali.

Mi rifiuto di credere che ci sia una premeditata volontà politica di chiudere un ospedale di provincia, come il nostro, per particolari risentimenti di “qualcuno” che “conta”, solo perché, magari, allergico ai sibili di qualche piccolo strumento a fiato.

Questo, se vero, è un orrendo crimine, un delitto rozzo e incivile, un attentato gravissimo al diritto alla salute, una grossolana ottusità politico-sanitaria, una mancanza di solidarietà verso le popolazioni del basso Ionio Cosentino, senza precedenti. Si tratterebbe di un'inaccettabile decisione burocratica-ragioneristica voluta, pianificata e messa in campo, dunque, ai danni della gente, dei ceti popolari, delle classi medie e degli anziani, degli umili e degli ultimi, dei bambini e degli indigenti… a cui qualcuno dovrà prima o poi dare conto.

Intanto, mentre il medico studia l'ammalato se ne va! La domanda di sanità che viene dalla società tutta rimane, inevitabilmente, inascoltata e ogni giorno tanti giovani, meno giovani, bambini e anziani rischiano la vita o muoiono per mancanza di interventi sanitari tempestivi, perché la struttura è inadeguata e non può operare, ambulanze ed elisoccorso a parte. Nel pronto soccorso del “Cosentino”, quotidianamente, assistiamo alla frustrazione e alla mortificazione del personale medico e paramedico impossibilitato ad intervenire appieno e, nel contempo, sale la rabbia e la disperazione dei familiari che col rosario in mano pregano che il proprio congiunto ammalato non muoia prima di arrivare a Cosenza, Taranto, Lecce o Bari.

Con un copione così tragicamente ripetitivo, i pazienti gravi gridano davanti a Dio i nomi degli assassini: i Signori della politica!

Questa è la Calabria della vergogna e della subalternità. Che fare? Occorre riprendere la mobilitazione popolare, chiaramente, senza ideologismi, senza voglia alcuna di vuoto protagonismo, ma, sicuramente, con convinta determinazione.

Prof. Nicola Sero


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