TUTTO IL PERSONALE SCOLASTICO HA FESTEGGIATO IL PRESIDE ANTONIO LATANZA CHE HA LASCIATO LA SCUOLA PER ANDARE IN PENSIONE





CARIATI – Pasquale Loiacono - Il “preside” del Liceo Scientifico “S. Patrizi” ,Antonio Latanza va in pensione, dopo 44 anni dedicati alla scuola.
Ha iniziato ad insegnare lettere nel 1965 a Crucoli (Kr) quando era ancora studente universitario; dopo la laurea, nell’anno scolastico 1969/70, è a Cariati, nel Liceo appena sorto; quindi inizia la carriera di dirigente a San Giovanni in Fiore, passando per Carbonia, in Sardegna, Trebisacce e, dal 1989 al Liceo della “sua” città per 20 anni esatti.
Alla sua caparbietà si deve la costruzione (2003) del modernissimo, attuale istituto che gode di ottima fama in tutto il comprensorio e nell’alto crotonese.
Ed è sempre lui che informatizza, nel 2004, l’edificio e lancia, primo in Italia, il servizio on line, rivolto ai genitori, sull’andamento scolastico dei propri figli.
Ma quando, qualche mese fa, gli facemmo notare che la paternità di quell’innovazione era stata assunta, a torto, e con grande clamore mediatico, da una scuola valdostana che l’aveva adottata 5 anni dopo il Liceo cariatese, sorrise: “Che importanza ha quando le cose funzionano?”
Il suo vice, Ignazio Russo, nella gremita aula magna del “Patrizi”, ripercorre le tappe fondamentali del Latanza docente, preside e uomo: “Personalità poliedrica, pungente, amante delle citazioni latine, capace di condensare in una battuta ogni situazione”.
Per il professore Giovanni Iaquinta “la scuola italiana, non cosentina o calabrese soltanto, perde un esempio di riuscita sintesi fra competenza ed umanità. Col tempo tutti ci accorgeremo del debito verso un uomo vero, nel bene e nel male”.
Lui, Latanza, non si scompone più di tanto alle parole affettuose che a turno gli rivolgono colleghi e collaboratori, ma un moto di emozione gli si legge nel viso quando un “suo” ragazzo, in rappresentanza di tutti i liceali, porta il commiato dei veri protagonisti della scuola: gli studenti.
Latanza, che negli anni ha avuto la ventura di essere stato anche un fine politico democristiano, della balena bianca eredita il gusto andreottiano dell’ironia che considera la medicina migliore per i nostri difetti; il sedativo che placa le smanie dell’intolleranza; un bisturi che sgonfia gli ascessi della retorica; un lassativo che ci libera dalle ideologie mal digerite.
Così, quando tocca a lui salutare, ritrova il naturale aplomb: “Nella vita, quando si opera bene, si lascia una traccia. Io non so quale sia la mia eredità, ma so cosa mi riserva l’avvenire, perché a questo giorno mi sono preparato da tempo”.
E rivolto ai giovani: “Non abbiate paura del futuro: è nelle vostre mani”.
Grazie, “preside” Latanza.

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