Il vice sindaco Montesanto critica le dimissioni di Sergio Salvati e fa il Checco Zalone: “Cado dalle nubi”


Per lunedì prossimo è stata convocata dal sindaco una riunione di maggioranza



CARIATI – Le dimissioni dell’assessore Sergio Salvati sono giunte “come un fulmine a ciel sereno”.
È il giudizio del vicesindaco Leonardo Montesanto (in quota Api) il quale, pur non nascondendo certe voci pregresse ed insistenti in circolazione da troppo tempo, ritiene che la defezione volontaria del Salvati avrebbe dovuta essere discussa prima nelle sedi opportune.
“Se c’erano, o ci sono, fatti e circostanze non gradite all’ex assessore, correttezza esigeva, verso gli elettori e, soprattutto nei confronti dei cittadini che ad egli, nel 2011, non hanno inteso votare, un chiarimento, una giustificazione tale da legittimare un gesto tanto clamoroso quanto inaspettato, fermo rimanendo il diritto di ciascuno a determinare le proprie condotte pubbliche e private”.
Nei fatti, almeno ufficialmente, i compagni d’avventura del Salvati sembrano essere caduti letteralmente dalle nubi: nessuno sapeva, o fingeva di non sapere, che i dissapori fra il dimissionario e larghi strati della giunta civica, della maggioranza, dell’apparato burocratico comunale e del suo partito, quello socialista, erano giunti ad un punto di non ritorno.
Dai socialisti, richiesti di un commento, non arriva nessuna spiegazione: “Parleremo più avanti”, ci hanno fatto sapere, anche se sappiamo che in molti hanno stappato lo spumante alla notizia del congedo del “compagno” Salvati, anzi, sembra che qualche esponente di primo piano del partito abbia detto: “finalmente ce lo siamo tolto dalle palle”.
Leonardo Montesanto non dissimula la drammatica situazione finanziaria cui deve fare fronte l’esecutivo: “Inutile nascondersi dietro il classico dito. Noi lo diciamo da tempo: quattrini non ce ne sono. Dobbiamo fare di necessità virtù. Lasciare affondare la barca, quando la situazione è seria, non mi pare il modo più corretto di affrontare i problemi. Dinanzi alle preoccupazioni, a mio parere, non bisogna fuggire, ma affrontarle con decisione, ogni volta che si presentano”.
Il vicesindaco è l’unico esponente di spicco che parla con noi, mentre gli altri assessori e membri della maggioranza che sostengono il primo cittadino Filippo Giovanni Sero preferiscono, per ora, mantenere il più stretto riserbo sulla vicenda, come se certi episodi non influissero sulla vita quotidiana degli amministrati.
Ma la gente, quella comune, ancorché nauseata dalla politica del malaffare, vuole, ed ha il diritto, di sapere.
Montesanto ci annuncia che per lunedì sera è convocata una riunione di maggioranza, alla quale seguirà, il giorno successivo, un summit allargato ai partiti che sostengono l’esecutivo: socialisti, la stessa Api, battitori liberi e cani sciolti rappresentanti se stessi.
Ma la crisi è ormai aperta e, forse, irreversibile: “Non so se al vertice parteciperà anche l’ex assessore Salvati il quale deve, ed assieme a lui il suo partito, delle doverose spiegazioni. Certamente la questione è complicata. È necessario fare luce, una volta per tutte, sulle precarie finanze del Comune e, se è il caso, dopo le valutazioni necessarie, decidere se dichiarare o meno lo stato di dissesto. Le prospettive non sono rosee, ma il mio partito (l’Api, ndc), con grande senso di responsabilità, e sebbene non abbia alcuna relazione con le passate gestioni, ritiene che sia utile un chiarimento complessivo, sia dal punto di vista squisitamente politico che da quello della pura conduzione amministrativa”.
Proprio il partito di Rutelli potrebbe diventare il classico ago della bilancia: “A questo punto, se si dovesse decidere un mini rimpasto di giunta, crediamo che la lacerazione creata dal maggior gruppo di maggioranza, quello socialista, possa essere ricomposta solo con il contributo di altre forze politiche che finora hanno assicurato con fatica stabilità e fermezza, frenando voli pindarici e velleità che avrebbero determinato il crollo immediato del governo civico. Per quanto ci riguarda, la posizione dell’Api è quella di scongiurare fughe in avanti che traghetterebbero il Comune verso un baratro profondissimo e senza opportunità di risalite”.
Brutalmente, le dimissioni del Salvati certificano un disfacimento annunciato, una preoccupazione immane per il sindaco Sero che dovrà, da oggi, usare tutte le sue persuasive arti magiche, compresa una “ars oratoria” armonica ed ammaliante, per placare gli spiriti bollenti che aleggiano a palazzo Venneri.
Ma si consoli il sindaco Sero. E rammenti che, anche per i grandi uomini, fare politica vuol dire improvvisare e sperare nella fortuna. Se non t’abbandona.
Alla prossima

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