Terremoto giudiziario al Comune di Cariati


Nuovo sequestro di Palazzo Chiriaci, otto gli avvisi di garanzia



CARIATI – Terremoto giudiziario a Palazzo Venneri, sede della municipalità cariatese: i carabinieri sequestrano Palazzo Chiriaci, in pieno centro storico, e notificano contestualmente ben otto avvisi di garanzia.
Il provvedimento, eseguito su disposizione del Gip presso il tribunale di Rossano, che ha accolto la richiesta formulata dal pubblico ministero Vincenzo Quaranta, il quale ha condiviso l’esito delle indagini svolte dai carabinieri della locale stazione, coordinati dal luogotenente Emanuele La Carrubba, ha scatenato un putiferio.
Le ipotesi di reato contestate a tre amministratori ed a cinque, fra tecnici comunali, titolari d’imprese e liberi professionisti vanno dall’abuso d’ufficio, alla truffa, al falso ideologico.
La magistratura ha proceduto anche presso gli istituti bancari per il sequestro preventivo equivalente delle somme nella disponibilità degli indagati (circa 500 mila Euro).
Le indagini sono ancora in corso per individuare eventuali altre irregolarità nella vicenda in questione.

LA STORIA
I sigilli sono stati applicati a seguito di brillanti e certosine indagini svolte dagli uomini dell’arma secondo le quali i lavori di riqualificazione dello storico immobile a museo comunale, seppur dichiaratamente ultimati, in realtà erano ancora da compiere.
Il progetto esecutivo di riqualificazione è approvato dalla giunta il 3 luglio del 2009 e con la determinazione n. 714 del 30 settembre dello stesso anno l’impresa “Torchia Natale” si aggiudica definitivamente i lavori con il ribasso del 29,23%, pari a 234.517,63 Euro.
Fra “rimodulazioni del quadro economico”; “approvazioni di perizie di varianti tecniche suppletive con una maggiorazione di spese” e due liquidazioni (una il 27 ottobre 2010 e l’altra il 24 novembre 2011) a favore dell’impresa Torchia, per un importo di 141.826,09 Euro, la riqualificazione del Palazzo è finalmente ultimata, tanto che, il 27 settembre scorso, l’impresa emette la fattura per il saldo dei lavori, pari a 102.752,49 Euro, iva compresa, e il dirigente dell’area tecnica, con il visto dell’assessore ai lavori pubblici, determina di liquidare la somma citata rimettendo copia del provvedimento all’area finanziaria del comune ed alla regione Calabria.
Che tutta vicenda fosse poco chiara lo certifica l’ufficio tecnico comunale il quale, con la nota 4077 del 28 agosto scorso, trasmette alla giunta comunale una proposta di delibera con oggetto “Rescissione contratto con ditta appaltatrice dei lavori di ristrutturazione edificio Chiriaci per adeguamento a Museo Storico di Cariati” e auspica “la rescissione in danno del contratto d’appalto sottoscritto dall’impresa Torchia dott. Natale per la mancata esecuzione dei lavori di ristrutturazione edificio Chiriaci”.

LE REAZIONI
Ecco il commento del sindaco Filippo Giovanni Sero, del suo vice Leonardo Montesanto e dell’assesore Leonardo Celeste: “Nel manifestare la nostra assoluta estraneità ad ogni fatto o condotta che possa, anche soltanto astrattamente, costituire reato o violazione di legge, attestiamo piena fiducia nella magistratura. Purtroppo non è la prima volta che la nostra onorabilità viene affidata ai giudici, a seguito di esposti e denunce di consiglieri di opposizione. Siamo certi che, anche questa volta come sempre avvenuto in passato, verremo prosciolti da ogni addebito. Per quanto ci riguarda chiederemo al magistrato inquirente di essere al più presto interrogati, certi di poter fornire ogni utile chiarimento sui fatti oggetto d’indagine e soprattutto sulle competenze che nel caso di specie potevano essere (e sono state) esercitate dal sindaco, dalla giunta e dagli assessori, nell’esclusivo interesse dell’Ente e nel rispetto rigoroso della suddivisione tra funzione gestionale e funzione politica. Quello che ci preoccupa è, invece, il destino di un’opera pubblica che non potrà ancora essere consegnata alla collettività. Anche a questo proposito vorremo essere ascoltati dal magistrato inquirente affinché l’opera possa essere al più presto dissequestrata, consegnata al Comune e, finalmente, fruita dalla collettività”.
Durissime, invece, sono i biasimi delle opposizioni.
Mario Sero, capogruppo dell’Unione civica “Cariati nel cuore” è diretto: “Da anni stiamo sollevando questioni di ordine morale. Da anni siamo puntualmente derisi. Ora basta. Qui ci vorrebbe l’esercito e l’applicazione del codice penale militare in tempo di guerra. Non se ne può dei nostri governanti i quali, nonostante mi auguro che sia totalmente estranei da questa fosca vicenda, ora dovrebbero rassegnare le dimissioni. La moglie di Cesare non può essere in alcun modo sfiorata da ipotesi di reati così gravi. Ora, l’etica esige che tutti vadano a casa e liberino finalmente Cariati da una morsa di malcostume imperante assurto a sistema”.
Tommaso Critelli, consigliere della lista “Fai vincere Cariati”, parte da lontano: “Da sette anni stiamo vivendo uno dei periodi più bui che ricordi la città. Credo che Palazzo Chiriaci sia solo la punta di un iceberg aberrante. Si dovrebbe indagare anche su una serie di opere pubbliche che possono nascondere chissà quali nefandezze. A Cariati nulla è chiaro, ormai. La trasparenza amministrativa è una chimera, e mentre si affonda e s’infanga il buon nome della nostra seria, laboriosa ed onesta collettività che, a memoria d’uomo, non ricorda episodi così vergognosi. Penso che i nostri amministratori, se ancora hanno un briciolo d’orgoglio e dignità, dovrebbero tirare le giuste conclusioni e dimettersi al più presto, non fosse altro che per meglio difendersi e dimostrare la loro estraneità ai gravi fatti loro ascritti. Ma forse, una delle pagine più brutte della nostra storia non è stata ancora scritta: quando si solleverà il coperchio della scandalosa vicenda Sogefil (la società di riscossione che, sembra, non abbia versato nelle casse comunali i tributi dei cittadini, ndc), il terremoto diventerà uno tsunami”.

GLI INDAGATI.
Filippo Giovanni Sero, sindaco.
Leonardo Montesanto, vicesindaco.
Leonardo Celeste, assessore.
Giuseppe Minò, all’epoca dei fatti dirigente dell’ufficio tecnico comunale.
Antonio dell’Anno, funzionario comunale.
Natalino Torchia, imprenditore.
Laura Ciccopiedi, architetto.
Leonardo Ippolito, architetto


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