Sanità calabrese peggiore d'Europa


L'amara verità in una indagine svedese condotta su 172 regioni .



Che la sanità Calabrese non sia delle più organizzate ed efficienti si sapeva, basti pensare alla chiusura del Cosentino a Cariati che lascia a piedi un enorme bacino d’utenza o ai tempi di attesa per delle visite specialistiche, ma essere bandiera nera d’Europa rende ancora meglio l’idea della drammaticità della situazione. La notizia (pubblicata ieri dal Sole 24 ore) è stata lanciata dal Cnel in occasione del briefing annuale sulla qualità dei servizi delle pubbliche amministrazioni, ed è basata su una ricerca 2012 dell'università svedese di Goteborg sulla qualità della sanità in Europa.
Sono 18 i Paesi europei coinvolti nello studio con le loro 172 regioni, esclusi i 9 (Cipro, Estonia, Finlandia, Irlanda, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Malta e Slovenia) che non hanno fornito alcuna informazione anche a livello regionale.
Vergonoso il responso al termine dell’analisi, l’Italia si piazza nella parte medio – bassa della classifica con un 10mo posto per la qualità della sanità pubblica, 11mo per i «particolari vantaggi» del Ssn, e solo 13mo per l'equità nell'offerta dei servizi.
Protagonista in negativo tra le 172 regioni europee sotto osservazione è proprio la nostra regione , la Calabria: ultima (172° posto) per i «particolari vantaggi» della sua offerta, terzultima (170ma) sia per qualità che per equità.
Come riportato dal Sole 24 ore in un intervista al vice direttore del Censis Carla Collicelli :«I risultati dello studio svedese, che si basano su indagini condotte su campioni regionali di cittadini, risentono sicuramente delle difficoltà di simili confronti, ma attirano utilmente l'attenzione su due aspetti: da un lato l'opacità delle misurazioni, dall'altro l'importanza dei fattori qualitativi e degli indicatori soggettivi per individuare i problemi da affrontare». In poche parole, aggiunge Collicelli, la ricerca dell'università svedese punta l'indice sulla «necessità di agire sui comportamenti e sulle scelte di dirigenti e operatori nel lavoro quotidiano. Non ci sono segnali di miglioramento - spiega Collicelli - nelle regioni nelle quali interventi di controllo della spesa e di riorganizzazione sono stati attuati, anche recentemente, con i piani di rientro e la spending review». La fotografia scattata alla sanità dal Censis in diverse occasioni, oltretutto conferma proprio lo stato di grave di sofferenza nel quale versa il "Sud sanitario" in particolare nelle regioni commissariate e sotto tutela.
Ma prima ancora sono gli stessi utenti della sanità pubblica a rendersi conto che il sistema non funziona. Non bastano le pur presenti eccellenze a dar lustro a un colabrodo, troppe le carenze, troppa l’insoddisfazione dei cittadini (tant’è che si è tornai a una migrazione di massa verso il nord per le visite specialistiche), e troppi i deficit accumulati per rimettere in moto in modo adeguato la macchina sanitaria del sud Italia.

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