Ospedale "Vittorio Cosentino": Una eutanasia annunciata già da tempo!




CARIATI – Ora che i Nas hanno chiuso la sala operatoria, tutti sono pronti a recitare il “De profundis” per l’ospedale “Vittorio Cosentino” di Cariati, agonizzante da 7 anni ed ormai prossimo a tirare, come si dice brutalmente, le cuoia, dopo lustri trascorsi a rendere buona sanità ad un comprensorio vastissimo che comprende, oltre al Basso Jonio cosentino, anche i comuni della limitrofa provincia di Crotone.

Un’eutanasia annunciata già da tempo anche dall’attuale direttore generale dell’Azienda sanitaria provinciale di Cosenza, Franco Petramala, il quale, invece, proprio a Cariati, aveva dato ampie rassicurazioni: “Salverò questo presidio ospedaliero”, tanto che il il 27 gennaio scorso quando, deliberò, con effetto immediato, l’apertura di un reparto di geriatria da 20 posti: sono passati 6 mesi e di quella chimera non v’è traccia e nessuno sa che fine abbia fatto la promessa.

In una parola, Petramala ha deciso la soppressione dell’ospedale di Cariati, una città priva di “rappresentanze” politiche che contano e quindi fragile dal punto di vista della “resistenza”. E siccome i conti bisogna farli quadrare e rientrare dalla voragine del debito sanitario, ecco che il “Cosentino” diventa il capro espiatorio di una gestione scellerata, nonostante esso sia stato presidio insostituibile per decine di miglia di cittadini.

E da tempo che “il Ponte” cerca di richiamare i signori politici, ad ogni livello, alle proprie responsabilità: finora hanno solo fatto finta di essere con la gente e per la gente.

In realtà, la loro latitanza, determinata da pigrizia o incompetenza ha sempre nascosto altri fini.

Ma le responsabilità sono pure dei sindacati: molti, sui silenzi comprati o imposti dai vertici sanitari, hanno costruito carriere tanto rapide quanto sospette, ecco perché, in un sussulto di dignità postuma adesso non gridano allo scandalo.

Questi signori erano perfettamente a conoscenza che sarebbe successo l’inevitabile: le lacrime da coccodrillo tenetevele per voi.

Tanto a chi importa se per partorire bisogna sobbarcarsi chilometri e chilometri su strade che a chiamarle tali c’è solo da vergognarsi?

A chi volete che importi se centinaia di “vecchietti”, soli, residenti sulle colline e sui monti (dove non ci sono Heidi, né caprette che fanno ciao) sono abbandonati a se stessi?

Che importa se quaggiù si potrà crepare per una banale appendicite?

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