L'OPPOSIZIONE CHIEDE DI INTEGRARE L'O.D.G. DEL CONSIGLIO COMUNALE CON LA DISCUSSIONE SULL'OSPEDALE - RIPORTIMO LA DENUNZIA DEL PONTE-ONLINE SULLA CHIUSURA DEI REPARTI DI CHIRURGIA E OSTETRICIA







Cariati – Alfonso Casentino, Antonio De Nardo, Luigi Baratta, Mario Sero, Rita Cosenza e Tommaso Critelli, al termine di una riunione urgente, si sono determinati per chiedere al Presidente del Consiglio comunale di Cariati, l’ntegrazione dell’o.d.g. nella seduta del Consiglio comunale che si terrà il prossimo 3 agosto, per discutere: “CHIUSURA OSPEDALE DI CARIATI VITTORIO COSENTINO”.
I Consiglieri dell’opposizione, hanno ritenuto intervenire, si legge in una nota soprattutto per “quanto di recente e che consegna un quadro disastroso dello stato dell’ospedale di Cariati”. Il comunicato prosegue: “abbiamo ravvisato la necessità di valutare le iniziative da assumere al fine di evitare il trasferimento del personale che nel Vittorio Casentino lavora quale naturale conseguenza delle strategie dell’ASP di Cosenza. Ritenuto che la problematica di che trattasi vada affrontata in via di vera emergenza da tutti i consigli comunali del territorio e considerato che il giorno 3 agoso prossimo è già stato convocato una seduta comune con i consigli comunali di questo territorio, sarebbe opportuno discutere insieme la problematica”. Il problema del “V. Cosentino”, scoppiato qualche giorno addietro con la chiusura, da parte dei NAS dei reparti di chirurgia e di ostetricia, sembra aver svegliato e rinsavito i nostri amministratori, sempre più presi dalla vittoria per aver ottenuto la bandiera blu, dalla tarantella e dalle sagre paesane. ILPONTE-ONLINE, il 7 luglio scorso dava la notizia della chiusura dei due reparti: quello di chirurgia e di ostetricia, su disposizione del direttore generale Franco Petramala, il quale di fatto vietava ai chirurghi di operare in materia. Quindi reparti chiusi e personale pronto ad essere trasferito. Oggi è arrivata la notizia dell’intervento dei NAS ed ecco che scatta l’allarme. La domanda viene spontanea: perché non ci si è preoccupati un mese fa di questo problema?
Perché si è convocato il Consiglio comunale e non si è pensato di metterlo come punto all’O.D.G., pur sapendo di avere un incontro con il direttore generale lo stesso giorno del Consiglio comunale?
Mancanza di volontà o si vuole tenere disinformato l’opposizione e l’opinione pubblica su problemi che meritavano priorità ?
L’unica cosa certa che in tutte queste storie, discariche, ospedale ecc. che a pagarne le conseguenze sono i soliti creduloni dei cittadini che si accontentano delle promesse e delle belle parole. Oggi l’ospedale di Cariati ha poco da chiedere per risorgere. Tutte le promesse dei politici regionali, provinciali, locali, sono finiti nel nulla tanto che c’è frega, siamo il paese della tarantella, siamo bandiera blu, abbiamo le sagre è quanto basta per campà.


Per rinfrescare la memoria a qualcuno ecco l’articolo pubblicato il 7 luglio 2009 a firma del buon Loiacono


Tutti pronti a recitare il “De profundis” per l’ospedale “Vittorio Cosentino” di Cariati, agonizzante da 7 anni ed ormai prossimo a tirare, come si dice brutalmente, le cuoia, dopo lustri trascorsi a rendere buona sanità ad un comprensorio vastissimo che comprende, oltre al Basso Jonio cosentino, anche i comuni della limitrofa provincia di Crotone.
Al capezzale del “grande malato” si erano avvicendati, tanto per citare una vecchia, nota canzone, “dotti, medici e sapienti”: nessuno di essi ha saputo trovare la cura, sicché, agli inutili palliativi, al paziente terminale è stata staccata la spina.
Un’eutanasia annunciata già da tempo anche dall’attuale direttore generale dell’Azienda sanitaria provinciale di Cosenza, Franco Petramala, il quale, invece, proprio a Cariati, aveva dato ampie rassicurazioni: “Salverò questo presidio ospedaliero”. Fu immortalato, quel 21 maggio del 2008, mentre, contemporaneamente allo spergiuro, allargava le braccia a cerchio, in un gesto eloquente, tanto antico quanto esplicito: “Vi faccio un C… così”
E che i glutei dei cittadini fossero ormai adusi a certe operazioni, se ne è avuta la riprova il 27 gennaio scorso quando, sempre il Petramala, deliberò, con effetto immediato, l’apertura, presso il nosocomio di Cariati, di un reparto di geriatria da 20 posti: sono passati 6 mesi e di quella chimera non v’è traccia e nessuno sa che fine abbia fatto la promessa: una fanfaluca, servita cotta a puntino per placare gli animi esagitati di amministratori locali, sindacalisti, medici, infermieri e pazienti sempre più incazzati.
“Il direttore Petramala – s’infervora Matteo Cesarano, rappresentante della Cisl per gli operatori della sanità – ci ha preso sempre per il naso, ma non solo: rifiuta ogni dialogo, ogni proposta e ci nega, addirittura, le normali relazioni che intercorrono fra lavoratori e datori di lavoro. In una parola, Petramala ha deciso la soppressione dell’ospedale di Cariati, una città priva di “rappresentanze” politiche che contano e quindi fragile dal punto di vista della “resistenza”. E siccome i conti bisogna farli quadrare e rientrare dalla voragine del debito sanitario, ecco che il “Cosentino” diventa il capro espiatorio di una gestione scellerata, nonostante esso sia stato presidio insostituibile per decine di miglia di cittadini”.
Lo “sfascio” è quotidiano: al reparto di chirurgia, già chiuso da oltre un anno, sono difficoltosi finanche gli interventi in day surgery, quelli ambulatoriali, per intenderci, perché il primario, diviso tra Trebisacce e Cariati, è stato collocato in pensione dal primo luglio (ma è in atto un contenzioso) e il buon Petramala non ha pensato a sostituirlo.
In ostetricia, fiore all’occhiello di tutto il territorio, è rimasta una sola unità medica, peraltro assai apprezzata, che, onestamente, non può reggere ritmi di lavoro ai limiti del cedimento fisico e psicologico.
In radiologia (migliaia di indagini diagnostici in un anno, grazie all’abnegazione del personale) non ci si fa più.
Lo stesso dicasi per il laboratorio analisi (18 mila fra prelievi ed indagini all’anno) ove gli operatori sono reperibili addirittura 24 ore su 24.
Rimane il pronto soccorso, che d’estate scoppia, sottodimensionato per la mole di lavoro e privo di strumenti adeguati.
Meglio, allora, chiudere definitivamente, che continuare ad infierire.
O no, signor Petramala?

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