CITTADINO STRANIERO E' STATO TRAVOLTO DEL TRANO IN CONTRADA SAN LEO - IL TRAFFICO FERROVIARIO E' RIMASTO FERMO CIRCA TRE ORE - INDAGANO I CARABINIERI PER CONOSCERE L'IDENTITA' DELLO SVENTURATO






CARIATI – Pasquale Loiacono - È finita sotto un treno l’esistenza di un cittadino straniero senza nome e: emblema di una numerosissima comunità che sta ai margini della nostra povera società civile.
Una vita spezzata, maciullata dal dolore, come il suo corpo esanime che giace tra la ferrovia e la scarpata protesa sulla spiaggia dello Jonio.
Al momento di andare in stampa, l’uomo non è stato ancora identificato, nonostante il minuzioso lavoro di indagini: in tasca non aveva nessun documento, né qualsiasi traccia che potesse far risalire alle sue generalità: carnagione bruna, tratti somatici dell’est Europa, capelli ispidi, apparente età compresa tra i 35/40 anni, minuto, abiti logori.
Siamo a Cariati, in località San Leo, estrema periferia nord, ai limiti con il comune di Scala Coeli, lungo l’unico binario della strada ferrata jonica, anch’essa ridotta, come la statale 106 che le corre parallela, ad un budello insulso e privo di futuro.
Lui risale il pendio che delimita ferrovia e strada e non s’avvede della “littorina”, un’automotrice ALn 668, costruita a cavallo fra gli anni '50 e gli anni '80 e tutt'ora in servizio: è il treno regionale 3811 proveniente da Taranto per Catanzaro Lido che a Cariati arriva alle 8,07.
E è appunto qualche minuto prima delle otto che lo sconosciuto cerca di varcare i binari, proprio dove il convoglio riprende la corsa dopo una semicurva.
La velocità massima in quel tratto, dicono dalle Ferrovie dello Stato, non supera i 90 Km/orari, anche perché siamo in prossimità della stazione che dista solo 3 chilometri.
Il macchinista si avvede dell’uomo che cerca di superare le traversine: è troppo tardi; frena; si dispera; ma la piccola locomotrice, con pendolari e turisti, arresta la sua modesta corsa a qualche centinaio di metri dal luogo dell’impatto.
Lo straniero cade nella lieve dirupo a valle della ferrovia; per lui non c’è niente da fare perché, dirà qualche minuto più tardi il medico del 118, occorso prontamente, la morte è stata istantanea: fratture multiple e trauma cranico policontusivo.
In altri termini, ha battuto la testa contro lo spigolo della motrice che, seppure a quella moderata velocità, gli ha semisfondato il cranio.
Difatti, ad un primo, sommario esame del cadavere, non risultano esserci particolari raccapriccianti.
Insomma, il treno non lo ha investito in pieno.
E da questo particolare, gli inquirenti ritengo che il poveretto sia stato soltanto “toccato” alle tempie dal treno in corsa, giacché sul corpo non sono evidenti tracce di gravi lesioni.
Sul posto accorrono, avvisati dal personale del treno regionale, i carabinieri di Cariati; una squadra dei vigili del fuoco di Cirò Marina; i tecnici delle ferrovie; i funzionari della polizia ferroviaria; i soccorsi del 118 ed il locale coordinamento della protezione civile.
I militari dell’Arma provvedono ad i primi accertamenti.
Da quanto abbiamo potuto apprendere, la vittima, prima di tentare l’attraversamento fatale dei binari, si sarebbe fermato in un bar della zona per consumare una birra: “Ma era visibilmente già alticcio”, spiega il titolare dell’esercizio di Via Gioacchino da Fiore.
A quel punto si avvia a piedi, forse barcollando, verso nord, ove sa che c’è un passaggio – scorciatoia attraverso i binari.
Per andare dove non si sa.
Sarà stata la distrazione, o forse i fumi dell’alcool, ma non s’avvede della “littorina” che, forse, cerca di scansare all’ultimo momento.
Non ce la fa e ruzzola, dopo il colpo, nel breve anfratto, tra i rovi e le spine, col braccio destro a mo’ di difesa che cinge l’esile corpo.
Il traffico ferroviario è rimasto bloccato sull’intera linea jonica per un paio d’ore, fino a quando il magistrato di turno responsabile delle indagini, Maria Vallefuoco, non ha disposto la rimozione del cadavere, trasportato presso l’obitorio dell’ospedale cariatese.
Intanto le forze dell’ordine stanno convocando tutti i cittadini stranieri dimoranti in Cariati con la speranza che qualcuno riesca a dare un nome ed un cognome allo sventurato: l’impresa, fino ad ora, non ha dato frutti.
Le indagini sono affidate ai carabinieri di Cariati sotto la supervisione del Luogotenente Francesco Madeo, comandante la stazione della Benemerita di Mandatoriccio




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