Del simbolo del calcio calabrese, memore di tante vittorie e per aver proposto fior di calciatori - La cariatese affonda nella crisi più profonda ormai è sull’orlo del fallimento




Del simbolo del calcio calabrese, memore di tante vittorie e per aver proposto fior di calciatori - La cariatese affonda nella crisi più profonda ormai è sull’orlo del fallimento

CARIATI – Sport - di Francesco Loiacono
Salvate la Cariatese.
Sembrano addirittura preistorici gli anni in cui i biancoblù dominavano il campionato di serie D con la concreta possibilità di approdare nel calcio che conta, quello professionistico.
Tutto questo risale però a “soli” diciotto anni fa. Si era agli albori degli anni 90: il Comunale di Cariati era sempre gremito, la gente pagava volentieri quei soldini per il biglietto e sosteneva calorosamente la squadra, perché venire a giocare quaggiù era dura per tutti.
In quel periodo si formavano i vari Tosto, Cozza, Montesanto ed altre giovani promesse lavoravano per raggiungerli.
In città si viveva di calcio, ovviamente locale, che era argomento di discussioni piacevoli o diatribe, di gioie indelebili e delusioni cocenti: ma era comunque pane quotidiano.
Dall’euforia totale per questa società calcistica a poco alla volta si è passati ad una infausta indifferenza, la quale ferisce più di insulti e contestazioni dimostrando ad ogni modo l’attaccamento ai colori sociali.
Ripercorrendo un film lungo diciotto anni vengono alla base molte peripezie e sporadiche situazioni positive.
Tra le prime figurano le retrocessioni, con il punto più basso nella Prima Categoria disputata due anni or sono; fallimenti evitati per un pelo; innumerevoli risse, nelle gare interne soprattutto, con lo stesso pubblico attivo nel partecipare e soprattutto lo smarrimento del senso di appartenenza, dell’ orgoglio di rappresentare la Cariatese, sia da parte del pubblico che dei tesserati stessi.
Tra i rari momenti di esaltazione collettiva troviamo sicuramente la promozione di due anni fa dalla Prima Categoria alla Promozione (perdonate il gioco di parole): alla gara decisiva lo stadio era stracolmo; tantissime erano le persone costrette a restare in piedi, tutti prodighi nell’ incitare la squadra e nel festeggiare a fine gara a vittoria ottenuta.
Sembrava l’ inizio di una nuova era, di una rinascita, ma era semplicemente pura utopia.
Attualmente la Cariatese disputa il campionato di Promozione ed occupa l’ ultimo posto in classifica nel girone A; il vecchio Comunale non è più luogo di domeniche degne di note; la rosa di inizio anno, della quale facevano parte alcuni elementi di caratura è stata smantellata; molti calciatori hanno deviato verso altri lidi più generosi economicamente.
La maggior parte del parco calciatori è composto da ragazzi non ancora maggiorenni e se nel calcio italiano i giovani, che hanno sempre meno spazio, non giocano in queste categorie minori è finita: bisogna preservarli perché sono un patrimonio importante ma se si pensa che in precedenza per un ragazzo arrivare alla prima squadra della Cariatese era un traguardo importantissimo, un sogno ed ora è routine subentra un filo di nostalgia per i tempi che furono.
Si vocifera che la società sia prossima al fallimento e questo sia l’ ultimo campionato, almeno per il prossimo futuro, della gloriosa compagine biancoblù.
La società è in crisi, tanto da ricorrere spesso alle provvidenze pubbliche del comune che, purtroppo, rappresentano una boccata d’ossigeno temporanea.
E se non è pensabile che le esigue finanze collettive possano dare una sterzata definitiva agli assetti economici della Cariatese, sarebbe auspicabile uno sforzo maggiore da parte di chi ha davvero a cuore un pezzo di storia cittadina.
Certamente ognuno è padrone del proprio destino e prende le decisioni che ritiene più opportune ed il nostro servizio vuole essere quello che è: un atto di doveroso amore e rispetto nei confronti della gente di Cariati e della sua squadra di calcio.

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