CARIATI - CONSIGLIO COMUNALE: PASSANO LA “MANOVRINA” ED I DEBITI FUORI BILANCIO CON I SOLI VOTI DELLA MAGGIORANZA – L’OPPOSIZIONE: PERCHE’ NON AVETE PORTATO GLI ALTRI DEBITI ? EPPURE CE NE SONO TANTI ALTRI





CARIATI – Il consiglio comunale, convocato per discutere, in massima parte, sul riconoscimento di debiti fuori bilancio, si può archiviare, a seconda delle “visioni” di ciascuno, anche se non sono mancate “frizioni” squisitamente politiche, tra le assemblee di routine.
Si apre con le classiche comunicazioni del sindaco, Filippo Giovanni Sero, il quale annuncia fin d’ora la prossima convocazione dell’assise, prevista per il primo dicembre, che avrà come tema conduttore la questione dei rilievi sollevati dalla Corte dei Conti, come dire il “pomo della discordia” su cui sta attualmente vertendo l’intero dibattito amministrativo.
Dunque, i consiglieri sono chiamati a disquisire sui “debiti”: 172 mila Euro (di cui 148 per il completamento del Teatro comunale ed il restante per il pagamento di 2 parcelle relative a spese legali).
Il primo cittadino fa rilevare che se non si fosse sforato il bilancio, la struttura teatrale non solo non sarebbe mai stata ultimata, ma, anzi, sarebbe rimasta, come è accaduto per decenni, preda dei vandali i quali, nel tempo, avevano già provveduto a spogliarla di ogni, pur misero, bene: “
Mario Sero, capogruppo del Partito democratico, non ci sta e attacca: “I debiti fuori bilancio sono un’anomalia, giacché la legge impone regole precise per le spese che non rientrano nelle previsioni, a meno che non si tratti di impegni derivanti da somma urgenza. Tanto è vero che anche il revisore dei conti del comune invita i responsabili degli uffici al rispetto delle regole, le stesse invocate dalla Corte”.
Per il Sero (Mario) i rimproveri notificati “sono di una gravità tale da far ritenere che il documento contabile è viziato nella forma e nella sostanza”.
L’interrogativo: “Perché certi passività, che non c’erano a settembre, spuntano solo adesso? Significa che l’equilibrio di bilancio è viziato, ed a questo punto mi preoccupo per chi verrà dopo di voi, poiché tale conduzione delle finanze pubbliche ingessa inesorabilmente il futuro”.
La convinzione di Mario Sero: “In realtà, i debiti che ha contratto questo esecutivo sono molti di più rispetto a quelli discussi in questa sede. Diteci la verità, e diteci se ci sono ritardi, ingiustificati, nei pagamenti ai fornitori (e sono tanti), perché siamo al limite del danno erariale di cui devono rispondere i funzionari comunali e gli amministratori. Insomma, a cosa serve ratificare bilanci se poi si trovano sempre escamotage per non rispettarli? Siamo sull’orlo di un dissesto annunciato”.
Dello stesso tenore è l’intervento di Rita Cosenza (Idv) per la quale non è possibile “che i cittadini paghino per sentenze coatte: continuate a fare orecchie da mercanti a chi le orecchie vi tira. Il vostro bilancio non è, e non può essere, veritiero”.
Ai “tarocchi” ventilati dalla Cosenza risponde il consigliere Leonardo Trento: “Per la prima volta stiamo riconoscendo un debito che abbiamo prodotto noi, mentre fino a ieri eravamo costretti, proprio per salvaguardare gli equilibri finanziari, ad avallare situazioni debitorie gravissime, accumulate, e ereditate, dalle passate gestioni. Non c’è nessun disavanzo, né deve passare l’idea che a governare la città sono una banda di scellerati: siamo stati costretti al debito per non avere la solita cattedrale nel deserto e per dotare l’Ente di un’opera che alimenta il patrimonio pubblico. Dov’è lo scandalo dinanzi allo sperpero cui ci avevano abituati certe amministrazioni e senza che di alcuna spesa rimanesse una traccia tangibile?”.
Per Luigi Baratta, un destino da oppositore “sovversivo”, qualunque sia la colorazione dei governati nostrani, “cambiano i musicanti, ma lo spartito è sempre lo stesso”: Si sono usati artifici contabili e fantasiose forme di finanza creativa solo per sponsorizzare la candidatura di qualche personaggio di spicco e per pagare capi di abbigliamento smarriti il secolo scorso da qualche parente degli amministratori (il riferimento è ad un “montone” rubato negli anni ’80 ad un assessore comunale nell’esercizio delle sue funzioni, ndc)”.
Insomma, si starebbe proseguendo sulla “strada del dissesto”.
L’assessore alla cultura e vice sindaco, Cataldo Perri, ritiene che nella “somma urgenza” debba anche includersi quella “esistenziale: abbiamo bisogno di beni immateriali che parlino all’anima. La mancanza di luoghi deputati alla cultura ed alla coltivazione di essa, ci paiono priorità indiscutibili”.
Al sindaco sono affidate le conclusioni e, tra un battibecco e l’altro, la “manovrina” passa coi soli voti della maggioranza.
Alla prossima.



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