PIETRAPAOLA: UN GIOVANE DI CARIATI RIMANE FULMINATO DA UNA SCARICA ELETTRICA DI 20 MILA VOLT MENTRE AZIONAVA UNA BETONIERA NEL CIMITERO DI PIETRAPAOLA
PIETRAPAOLA - Pasquale Loiacono – Morire di lavoro in una terra che di lavoro è avara può sembrare un paradosso, ma capita anche questo nella Calabria infelix.
La “morte bianca” ha spezzato la vita di un giovane operaio trentaduenne, Leonardo Crescente, di Cariati.
Ed ecco come sarebbero avvenuti i fatti secondo le prime ricostruzioni e le testimonianze raccolte sul posto.
Sono circa le 12 e 30; Leonardo è alla guida dell’autobetoniera del cementificio cariatese per il quale lavora; deve raggiungere Pietrapaola centro, 12 chilometri di curve dalla costa, sui monti della presila.
C’è da scarica una buona quantità di cemento liquido nel cimitero del piccolo borgo ove fervono i lavori per la posa di una serie di loculi.
A fianco del camposanto c’è la cabina elettrica, ed è proprio lì che bisogna vfermarsi e scaricare.
Gesti consueti che Leonardo compie con la solita perizia.
Scende dal camion; imbraccia il filo comando per manovrare la benna, due grandi valve a cerniera estensibili verso l’alto che consentono ad un grosso manicotto di orientare la gittata del cemento.
Non si sa con precisione cosa sia successo, fatto sta che il braccio metallico si appoggia sui fili dell’alta tensione ed una scarica violentissima di 20 mila volts scende fino a terra e travolge, letteralmente folgorandola, la zona sinistra del corpo dell’operaio.
Leonardo, che forse non si rende conto di quel che capita, si accascia sul prato che profuma d’estate e muore all’istante.
Qualcuno all’interno del piccolo cimitero capisce che qualcosa non va e decide di dare un’occhiata: Leonardo è quasi carbonizzato e non da segni di vita.
È il panico; si avvisano i soccorsi che non tardano ad arrivare; giunge un’ambulanza del 118, ma i sanitari, che nel frattempo avvisano l’elisoccorso, non possono fare nulla.
L’elicottero non ha bisogno di atterrare ora che il dramma si è consumato.
Il minuscolo borgo si anima: ci sono i carabinieri delle stazioni di Mandatoriccio e Crosia; il luogo viene transennato in attesa del nucleo operativo radiomobile della benemerita di Rossano e del magistrato di turno Maria Vallefuoco.
Iniziano i primi rilievi, ma la dinamica appare tanto semplice quanto sconvolgente: una maledetta fatalità.
Gli inquirenti dispongono il sequestro del mezzo meccanico ed il trasporto del povero Giovanni presso l’obitorio dell’ospedale di Rossano ove, nelle prossime ore, sarà eseguito l’esame autoptico per fugare ogni dubbio sulle cause della morte.
La notizia ha gettato nello sconforto l’intera città di Cariati: Leonardo era un volto noto.
Una vita semplice la sua; fatta di sacrifici ma di grande senso ed attaccamento per il lavoro.
Fino a qualche anno fa Leonardo aveva lavorato come autotrasportatore per un’azienda di Cirò Marina (Kr): su e giù per l’Italia.
Poi un posto da operaio – autista nella sua Cariati, ove era riuscito a farsi assegnare un alloggio nelle case di edilizia popolare in zona San Cataldo, alla periferia nord dell’abitato.
Ed in quell’abitazione Leonardo lascia la giovane moglie Giovanna e due figli, un maschietto ed una femminuccia, in tenerissima età.
Leonardo se n’è andato così come sempre aveva vissuto: lavorando. Ti sia lieve la terra.