Omicidio Greco - Esclusa la pista dei mandanti crotonesi Il sicario entrato in azione sulla Ss 107 conosceva le abitudini di Greco




Agguato in Sila / Interrogati i parenti della vittima che nell'81 era già sfuggita alla morte. Il pm Curreli ha disposto una perizia balistica


Arcangelo Badolati La “lupara”. Firma storica dei delitti di montagna. Comparsa sinistramente sui crinali aspromontani dello Zomaro, di Oppido Mamertina, Santa Cristina, Zervò, San Luca, Platì, Ciminà. Importata pure dai sicari della Sila Grande. Già, perchè la “doppietta” caricata a pallettoni fa parte della cultura criminale calabrese. Rappresenta la forza intimidatrice di gente capace di attendere un “nemico” per giorni. Capace di “coprire” latitanti nascosti in impenetrabili selve, in capanne ricavate tra alberi alti fino al cielo. In montagna, il “due botte” serve ad uccidere lupi e cinghiali e regolare conflitti. Ha sostituito, insomma, il bastone degli antichi pastori. I killer di Tommaso Greco l'hanno usato senza esitazioni. Mostrando rabbia e risentimento nei confronti della vittima. L'allevatore di Cariati è stato giustiziato, dopo un breve inseguimento, con una scarica di piombo rovente esplosa da distanza ravvicinata al torace. Prima di finirlo, l'assassino gli ha gridato contro l'ultimo insulto. Poi ha premuto il grilletto, mentre Greco forse implorava inutilmente pietà cercando di cogliere nello sguardo dell'assassino le ragioni di tanta violenza. L'allevatore cariatese era un uomo dal carattere forte. Aveva fatto fortuna lavorando nel mondo agricolo. Un mondo dove le leggi dello Stato contano sino ad un certo punto, perchè una stretta di mano vale più di qualsiasi norma. Dove i contrasti rischiano spesso di essere insanabili e i fatti “possono” più delle parole. Vivere in ambienti del genere non è semplice. Greco aveva lavorato sodo, superando insidie e difficoltà.
IL PASSATO Vent'anni addietro, un suo dipendente, Cataldo Santo, di 22 anni, venne ammazzato durante una furibonda lite avvenuta a Terravecchia. In quella circostanza la morte l'aveva soltanto sfiorato. Greco uscì illeso dall'agguato e continuò ad impegnarsi nella sua attività e ad andare in giro per le contrade ionihe e silane accompagnato solo dalla certezza di non avere conti in sospeso con nessuno. I fatti, purtroppo per lui, hanno dimostrato che si sbagliava.
LE IPOTESI Greco, dd aprile, aveva acquistato un terreno nella zona di Camigliatello. Regolarmente comprato e pagato. Forse, nel perfezionare la compravendita, ha dato fastidio a qualcuno? Qualcuno che aveva messo gli occhi su quella proprietà. E che potrebbe non avere accettato le logiche del mercato. Questa, probabilmente, è una delle ipotesi al vaglio degli inquirenti. Ma ce n'è anche un'altra: legata al pascolo abusivo di bovini da latte e cavalli. Le mandrie di animali, cresciute allo stato brado, invadono spesso i fondi rurali. Nei loro spostamenti abbattono palizzate e danneggiano le colture. Per chi vive in montagna gli sconfinamenti si trasformano in ragioni di contrasto. Il più delle volte i conflitti vengono risolti bonariamente. Il padrone delle mandrie risarcisce il danneggiato. Quando ciò non accade il discorso si complica ed alla lunga può diventare pericoloso.
I CROTONESI Sulla Sila ha allungato i suoi tentacoli la 'ndrangheta crotonese. Riuscendo a trovare appoggi, stabilendo alleanze, creando una rete fitta di affari. La conferma dei sospetti è arrivata dal pentito Antonio Cicciù, ex boss di Cariati, sentito dal pm Vincenzo Luberto dopo l'uccisione di Francesco Tallarico, allevatore di 61 anni di San Giovanni in Fiore e del nipote Gianfranco Madia, di 15 anni. Un duplice omicidio, consumato nell'ottobre del duemila e rimasto impunito. L'arrivo dei malavitosi ionici sull'altopiano venne ribadito pure dall'arresto di quattro persone, eseguito due anni addietro dalla questura di Crotone, ritenute favoreggiatrici della latitanza del temuto boss Guirino Iona. Il “padrino” crotonese - secondo gl'investigatori - si nascondeva proprio in Sila.
COLLEGAMENTI Il pm Claudio Curreli e il maggiore Marco Riscaldati escludono, allo stato, possibili collegamenti tra l'uccisione di Tommaso Greco e l'agguato teso a Tallarico. Un fatto è certo: la Sila negli ultimi anni è diventata terreno di scontro. Uno scontro di cui non si riescono a capire le vere ragioni.

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