Campo sportivo del Varco selvaticamente abbandonato alle incursioni di vandaliI controlli, nessuna traccia


420 mila euro, tra appalti e sub appalti i lavori non sono stati mai completati. Assordante l’indifferenza dell’assessore provinciale L. Trento, impegnato in altre faccende






CARIATI – Pasquale Loiacono - Benvenuti nella zona franca del “Varco”, località un tempo amena, fuori dal centro storico, lungo la strada provinciale che risale le alture della presila jonica. Quassù la Provincia di Cosenza ha costruito, per 420 mila Euro, un vero e proprio stadio i cui lavori sono stati ultimati nell’ormai lontano giugno 2008. Mai consegnata alla collettività, la struttura, già vecchia, rischia di fare la classica fine delle cattedrali nel deserto. Da tempo denunciamo il degrado dell’impianto, incredibilmente “aperto” alle incursioni dei soliti vandali che stanno provvedendo ad asportare tutto il possibile: tanto, di controlli non c’è traccia. Entriamo e ci troviamo dinanzi ad uno spettacolo tanto grandioso quanto desolatamente squallido: da un ampio piazzale si accede ai settori per il pubblico, rigorosamente divisi tra ospiti e locali; ci sono fontanelle per dissetarsi e finanche servizi igienici, riservati agli spettatori, i cui accessi sono stati letteralmente divelti ed alla mercè di chiunque. Il rettangolo di gioco è inselvatichito: sterpaglia ovunque, fino alle due panchine da 12 posti l’una, seggiole blu, nuove di zecca, che stanno sbiadendo al sole ed alla pioggia. Perché lo stadio non è mai stato reso fruibile alla comunità? In Comune alzano le braccia: “Non è di nostra competenza. Chiedete alla Provincia”. Già, alla Provincia, dove nessuno sa, e se sanno non rispondono. Rammentiamo che un consigliere comunale di maggioranza, Leonardo Trento, è anche assessore provinciale al territorio. Ed allora, ci vuole così tanto a “sbloccare” una situazione davvero infame ed indegna di un paese civile? Qui, dove la passione per il calcio è antica e gloriosa, ci sono due squadre di calcio di seconda categoria, entrambe ai vertici (prima e seconda) del girone A: sono costrette a svolgere le gare nel vecchio “Comunale” del Rinacchio e ad allenarsi dove possono, elemosinando spazi idonei ai comuni vicini. Senza contare le scuole calcio, sempre sull’orlo di una crisi di nervi per mancanza di luoghi idonei ove far allenare i ragazzini. Ci vuole così tanto per restituire un minimo di decoro alla città ed ai cittadini? Possibile che la Provincia di Cosenza non sappia dell’indegna e mortificante situazione? È uno scempio, un’offesa da sanare immediatamente, ammesso che, in un periodo di amnesia generale, l’assessore provinciale competente ancora ricordi che Cariati è in provincia di Cosenza. Purtroppo. E la latitanza pubblica non si ferma dinanzi a presunti cavilli burocratici, perché l’area antistante lo stadio è una cloaca a cielo aperto. Quella che doveva diventare una cittadella dello sport, in realtà è una indecente superficie ai limiti del vivere civile: lo scheletro metallico di un palazzetto mai entrato in funzione e cancellato dal tempo, dall’incuria istituzionale e dal vandalico istinto dell’uomo, dove ad ogni passo è evidente lo spirito distruttore; rifiuti d’ogni specie, compreso uno scooter incendiato chissà da chi, abbandonati sotto l’austera staccionata dello stadio. Nell’immondezzaio c’è un coniglietto di peluches senza anima che pure sembra avere un moto di stizza negli occhi fermi di plastica; ma ci sono uomini con l’anima i cui occhi brillano senza luce, bramosi d’aspirazioni indecenti, sotto un cielo che scolora ai primi freddi d’inverno.

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