ESCLUSIVA intervista del Ponteonline al Prof. Antonio Minghozzi, docente presso il Dipartimento di Ecologia dell’UNICAL e responsabile del progetto “Tarta – Care Calabria”


Lo studioso è uno dei massimi esperti mondiali sulle specie in via d’estinzione



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Cariati - Antonio Minghozzi, torinese, 58 anni, dal 1998 è professore associato di Zoologia presso il Dipartimento di Ecologia dell'Università della Calabria, dov’è titolare degli insegnamenti di Sinecologia, Ecogeografia, Princìpi di conservazione faunistica, Strategie di conservazione faunistica, per il corso di laurea in Scienze Naturali.
Esperto di valutazione delle risorse faunistiche e cartografia ecologica, sviluppa tematiche di ecologia di popolazioni a rischio, strategie riproduttive e demografiche, estinzioni storiche e reintroduzioni su uccelli, mammiferi e rettili (Caretta caretta).
Responsabile del progetto “Tarta – Care Calabria”, ha all’attivo 107 pubblicazioni su riviste nazionali, internazionali, atti congressuali e monografie a cui si aggiungono una quarantina di rapporti tecnico-scientifici e articoli divulgativi.
In sintesi, Minghozzi è una delle massime autorità mondiali in tema di tartarughe marine, specie ad alto rischio di estinzione.


Sono passate da poco le sei del mattino. L’alba è stupenda ed il mare incanta. Sulla spiaggia del Lungomare, adiacente un noto Lido, il Professor Minghozzi e quattro suoi assistenti scavano nella sabbia per verificare la presenza delle uova che una tartaruga ha deposto dieci giorni orsono. I gesti sono misurati, “scientifici”: nulla è lasciato al caso. Dopo qualche minuto ecco l’esultanza

Professore, allora le uova ci sono?
“Si, ma per ora le lasciamo qui perché adesso sarebbe rischioso spostarle. Si potevano spostare subito, eventualmente, se le condizioni non saranno ottimali, si sposteranno tra un mese. Ora si tratta di controllare la situazione delle luci per valutare se è possibile lasciarle schiudere in questo posto. Un fatto deve essere chiaro: le luci, tutte le luci, al momento della schiuse devono essere spente.
Noi seguiremo l’evolversi dell’incubazione con l’Area Marina Protetta di Isola Capo Rizzuto e con la collaborazione dei cittadini che sono la parte attiva di questo evento straordinario e che è stata fortemente partecipe”.

La protezione del nido va bene così com’è?
“A mio parere si. Anzi, voglio ringraziare il funzionario comunale che tempestivamente ha disposto la recinzione dell’area secondo i criteri che il caso richiede. Adesso, l’importante è coinvolgere le persone che devono sentirsi i “custodi” del nido”.

Quante sono le uova e quante si schiuderanno?
“Le uova sono un centinaio. Se ne schiuderanno mediamente una settantina, ma delle tartarughe che nasceranno, se ne arriva una in età adulta è già tanto”.

Come mai?
“Le neonate di tartaruga hanno una mortalità elevativissima. È per questo che depongono tante uova: è un fatto naturale. Gli umani fanno pochi figli perché sappiamo che tutti arrivano all’età adulta; le tartarughe fanno tante uova perché sanno che le aspettative di vita sono assai limitate”.

Si può stabilire quando avverrà la schiusa?
“Sono necessari, grosso modo, 50 giorni. Dieci son già passati, quindi ritengo che entro la prima settimana di agosto la gestazione sarà completa. Comunque il nido sarà monitorato quotidianamente da esperti qualificati ed io stesso seguirò da vicino tutta la vicenda”.

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