NICOLA RIZZO PERDE LA VITA A SOLI 16 ANNI TAMPONATO DA UNA MACCHINA - VIAGGIAVA CON UN UMICO SUL SEDILE POSTERIORE DI UNA MOTO CHE E' STATA TAMPONATA




PIETRAPAOLA – Pasquale Loiacono - Non si può morire a sedici anni, quando hai tutta la vita davanti e milioni di sogni da realizzare. È crudele.
Ma il destino si è preso gioco di Nicola Rizzo, e gli ha spezzato la vita in un attimo, nella notte prima di San Lorenzo, quasi a significare che la prima stella cadente del 2009 doveva essere lui, spiaccicato sull’asfalto della statale 106, la strada della morte.
È una notte afosa, che invita a stare fuori; Nicola e l’amico Davide, entrambi di Pietrapaola, hanno finito presto di lavorare presso un noto hotel della zona; c’è il tempo di fare un salto alla “movida” di Cariati, un paio di chilometri a sud; e poi, con il motorino non si rischia l’asfissia dell’auto ma, anzi, ci si gode il vento sulla pelle costeggiando il mare.
Il tempo di scambiare quatto chiacchiere con gli amici; il solito “struscio” sul lungomare; una bibita, rigorosamente analcolica e, quindi, a casa, perché domani c’è da fare un matrimonio.
La mezzanotte è passata da poco e sulla moto si va che è una bellezza: Davide è alla guida; sul sellino posteriore c’è Nicola che, purtroppo, non indossa il casco prescritto dalla norma: ma da questi parti, complici, ci spiace dirlo, oltre alle famiglia, l’ignavia delle forze dell’ordine, polizie municipali comprese, è un optional, sicché ognuno, come nella giungla, si sente autorizzato a far e quello che più gli aggrada.
Secondo quanto abbiamo appreso, i due amici, giunti all’altezza di Contrada Aprocello, nel comune di Mandatoriccio, tentano la svolta a sinistra.
Ma da tergo sopraggiunge una Fiat 600 che, per cause ancora in corso di accertamento, tampona lo scooter dei ragazzi: ed è l’inferno.
Il colpo è talmente potente che il povero Nicola letteralmente plana prima sul parabrezza dell’auto e poi si schianta al suolo fracassandosi il cranio.
A quell’ora c’è ancora gente e qualcuno avvisa il 118 che da Cariati arriva sul posto nel giro di qualche minuto, assieme ai militari dell’Arma che eseguono i primi rilievi
Per Nicola non c’è nulla da fare; la morte è istantanea, mentre Davide è trasportato presso il pronto soccorso dell’ospedale di Rossano con lievi traumi: se la caverà in pochi giorni.
Il terribile incidente ripropone il problema dell’inosservanza diffusa alla norma che obbliga all’uso del casco: ma da noi sembra essere un optional, grazie anche, ci spiace rilevarlo, alla eccessiva tolleranza delle forze dell’ordine, polizie municipali comprese.
Che il casco salva davvero la vita ce ne accorgiamo quando una vita si spegne: non può andare così.
------------------------

Nicola Rizzo era un ragazzo semplice, figlio di gente semplice. Il papà è dipendente comunale, un Lsu che pare finalmente stabilizzato; la mamma una casalinga e la sorella fa semplicemente la sorella.
Amante della danza, frequenta con profitto una scuola di ballo ma il medesimo impegno lo impiega anche a scuola, l’istituto superiore per il turismo di Rossano.
Vederlo in quella maledetta bara, con il capo fasciato ed il volto da bambino che sta diventando adulto è un colpo al cuore.
Nel piccolo centro di Pietrapaola, lassù, sui monti che dominano il mare, così vicino che pare di toccarlo, anche i corvi hanno smesso di gracchiare.
In Via Cucinaro, nell’abitazione dei Rizzo, regna il silenzio del dolore: composto, perché un ragazzo perduto all’improvviso, che esce da casa e dice ai suoi: “ciao, ci vediamo tra qualche ora”, senza sospettare che quello sarà il suo ultimo saluto, lascia senza parole.
D’intorno, tanti ragazzi e ragazze, gli amici della breve vita: il pianto è composto; il dolore è immenso.
“Nicola – dicono – era uno di noi, non poteva che essere uno di noi. Stavamo crescendo assieme in questo angolo perduto di paradiso, lontani da tentazioni, ma pur sempre calati una realtà complessa e difficile. Ognuno di noi sa che prima o poi dovrà andare via, fuggire. Ma il nostro non è un senso di rea a tutti i costi, un destino a cui dobbiamo rassegnarci per una sorta di dovere impostoci da qualcuno. E Nicola pensava di rimanere sempre qui, sospeso tra le montagne ed il mare, a credere ancora che il nostro bene più prezioso è l’ambiente, la natura. Lui ci diceva sempre, con quella sua faccia d’angelo, che abbiamo l’obbligo di rispettare la nostra terra per quella che è: ora benevola, ora matrigna, spesso ostile ed avversa: prega per noi, Nicola”.
Il cielo si spegne a Pietrapaola, mentre il sindaco annuncia per oggi una giornata di lutto cittadino per i funerali che si celebreranno questo pomeriggio alle 18, nella Chiesa di Santa Maria delle Grazie, nel Centro storico.
Ti sia lieve la terra.

x